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Arthur Rimbaud - Il giro del mondo in 80 poesie - Francia

Il giro del mondo in 80 poesie   #36 : Francia Sensazione Nelle azzurre sere d’estate, andrò per i sentieri, punzecchiato dal grano, a pestar l’erba tenera: trasognato sentirò la sua frescura sotto i piedi e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo. Io non parlerò, non penserò più a nulla: ma l’amore infinito mi salirà nell’anima, e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro, nella Natura, – lieto come con una donna. ∞ Arthur Rimbaud

Recensione - La donna della luce di Hernán Huarache Mamani

“La donna della luce di Hernán Huarache Mamani”




















  • Titolo: La donna della luce
  • Autore: Hernán Huarache Mamani
  • Pubblicazione: Agosto 2013
  • Genere: Narrativa
  • Casa Editrice: Piemme
  • Dettagli: 272 pagine                                                         


Oggi voglio parlare di un libro affascinante, che attraverso le vicende umane e personali del protagonista, ci apre una porta su un mondo fatto di antiche leggende, miti e credenze popolari che i popoli andini si tramandano di generazione in generazione.

L’autore del libro, Hernán Huarache Mamani, è stato un sacerdote e curandero peruviano, insegnante di lingua Quechua all’università di Arequipa, nonché studioso e divulgatore del vasto patrimonio culturale del suo paese.

TRAMA

Incontriamo il protagonista della storia, Javier Frisancho, nel pieno del suo momento di crisi fisica e spirituale. Solo, al buio e dolorante, dentro una grotta nel cuore della terra. Ma cosa ci faceva laggiù?
Javier, era un uomo di sessantacinque anni, un ingegnere alle dipendenze dello Stato, diventato poi ministro dei lavori pubblici. Era stato sposato con una donna bellissima, Dora, che gli aveva dato quattro figli e che aveva saputo rendere la sua casa un nido d’amore. Aveva una caratteristica peculiare, quell’uomo, quella di essere un idealista puro. Pensava che il suo ruolo di ministro, gli avrebbe consentito di mettersi al servizio del paese per migliorarlo ed invece, ben presto ebbe a che fare con politici e imprenditori disonesti che, provando inutilmente a corromperlo, avevano in seguito cercato di farlo dimettere accusandolo di svariate e infondate nefandezze. Javier si difese coraggiosamente davanti alla giustizia, salvando il suo onore e la sua integrità, ma quello che perse pesò molto di più sulla bilancia.

La sua adorata moglie, infatti, risentì molto di quella situazione e in quel periodo si ammalò di cancro e morì. Due anni dopo, Javier si apprestava ad assolvere il suo ultimo incarico prima della pensione, ma una mattina, mentre si dirigeva al ministero, fu vittima di un incidente stradale. Non morì ma da lì ebbe inizio la sua seconda vita.

chi è valoroso va deciso incontro alla morte coprendosi di gloria, ma se non muore continua a combattere finché non ha vinto; chi è vigliacco, invece, muore giorno dopo giorno, passa da una sconfitta all’altra e, se non fa nulla per cambiare, non assaporerà mai la vittoria”

Durante il periodo in cui fu in coma, prima che si risvegliasse nel suo letto di ospedale, Javier fece un sogno: un lungo tunnel buio, una luce in fondo e quando vi fu dentro, si trovò immerso in quello che con ogni probabilità doveva essere il paradiso. In lontananza, si scorgeva una città fiabescaNel cammino verso quella città, incontrò un uomo che gli diede il benvenuto per essere tornato a casa. Quell’uomo gli fece notare, che quella non era la fine ma, che si sarebbe reincarnato all’infinito fin quando non avrebbe portato a termine i suoi compiti. Javier allora gli spiegò che gli mancava così poco per realizzare il suo sogno e che avrebbe voluto ritornare subito indietro. L’uomo acconsentì ma l’avrebbe rispedito indietro con dei limiti che scoprirà solo dopo il suo risveglio.

Per tornare al mondo terreno, doveva prima bere l’acqua di una fonte misteriosa. Quando Javier si riprese dall’incidente scoprì che, dai numerosi esami cui fu sottoposto, emerse l’esistenza di una patologia infausta, un tumore maligno al cervello che non era operabile. Il tempo non  era dalla sua parte ma lui, come promesso, doveva realizzare il suo sogno, quello di istituire una università all’avanguardia che potesse formare le menti del futuro a servizio di una società giusta.

Dato che la medicina ufficiale, l’aveva in un certo qual modo congedato, dopo varie vicissitudini, iniziò ad interessarsi alla medicina naturale praticata dai curanderos. Da qui, sulle orme di una leggenda Quechua, si mette alla ricerca della fantomatica città perduta di Winay Marka, che si diceva custodisse, la fonte dell’eterna giovinezza.


IMPRESSIONI PERSONALI

In questo libro, come un po' in tutti gli scritti di Mamani, emerge una grande attenzione verso i temi del rapporto tra uomo e natura ed il tema del ruolo della donna. Secondo la cultura andina tanto la natura quanto la donna sono sacre e degne di rispetto perché sono in grado di dare la vita. Javier è un uomo pragmatico con i piedi per terra che svolge un lavoro che a volte tende a distruggere la natura a beneficio della civiltà, nonostante i suoi sani principi. Non crede nel potere della guarigione spirituale fin quando non sperimenta personalmente la disperazione.


la sapienza ti insegna che l’ignoranza è una notte senza stelle o senza chiari di luna dello spirito. Solo armonizzando pensieri e sensazioni imparerai a conoscerti e ad amarti”

Il viaggio che egli compie alla ricerca di Winay Marka è soprattutto un viaggio interiore alla ricerca della sua autenticità per liberarsi da tutte le sovrastrutture costruite nel tempo. Solo così si può arrivare alla luce, solo attraverso la sofferenza, il patimento, perché a volte il fisico soffre, perché è lo spirito a soffrire.


“solo con se stesso, Javier avrebbe imparato a conoscersi a fondo, dimostrando che il carattere degli uomini è una spia del loro destino”


Il libro mi è piaciuto molto, ricco di spunti, di riflessioni, un viaggio nella spiritualità, nel misticismo, nel mistero. La narrazione è scorrevole, piacevole il linguaggio, l’unica cosa che non mi è piaciuta è stata la particolare dovizia di particolari con cui vengono, alla fine,  descritti gli “immortali” e la città perduta rasentando quasi la fantascienza. Mi sarebbe piaciuto più mistero intorno a questa sorta di Atlantide sommersa. La quasi maniacale descrizione di ambienti, di esseri extraterrestri ecc. credo abbia tolto un po' di fascino al libro, proprio alle battute finali ed è un vero peccato, comunque, tutto sommato è un libro che consiglio di leggere perché apre una piccola finestra sulla cultura e le credenze dei popoli andini.


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