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Arthur Rimbaud - Il giro del mondo in 80 poesie - Francia

Il giro del mondo in 80 poesie   #36 : Francia Sensazione Nelle azzurre sere d’estate, andrò per i sentieri, punzecchiato dal grano, a pestar l’erba tenera: trasognato sentirò la sua frescura sotto i piedi e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo. Io non parlerò, non penserò più a nulla: ma l’amore infinito mi salirà nell’anima, e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro, nella Natura, – lieto come con una donna. ∞ Arthur Rimbaud

Kokoro - Il cuore delle cose di Natsume Sōseki - Piccole incursioni tra i classici

Il cuore delle cose (Kokoro) di Natsume Sōseki


  • Titolo:  Il cuore delle cose
  • Autore: Natsume Sōseki
  • Pubblicazione: Gennaio 2006
  • Genere: Narrativa
  • Casa Editrice: Neri Pozza
  • Dettagli: 253 pagine


Buon pomeriggio lettori, 

il libro che vi propongo oggi è un grande classico del novecento anche se, forse è poco noto ai più. Si tratta di Kokoro, il capolavoro di Natsume  Sōseki ed anche una delle opere più importanti della letteratura giapponese.

Questo romanzo fu pubblicato per la prima volta nel 1914. In Italia è conosciuto con il titolo “Il cuore delle cose”. Non è facile capire questo libro ed il suo significato se non si conoscono gli eventi che caratterizzarono  il Giappone di quei tempi. Anche indagare la figura di Natsume Sōseki  è di fondamentale importanza per capire il messaggio profondo del romanzo

Questo autore è ad oggi considerato come il più importante di tutta la letteratura giapponese perché lui per primo l’ha rivoluzionata e modernizzata, segnando un punto di rottura tra passato e futuro.

Natsume Sōseki attraversa tutta la cosiddetta epoca Meiji, un periodo che va dal 1868 al 1912. L’imperatore Meiji che ha dato proprio il nome a quel periodo storico, durante il suo regno impose al Giappone un drastico e repentino cambiamento sotto tutti gli aspetti: politico, sociale, economico ma anche psicologico. La parola d’ordine era modernizzarsi o soccombere. 

Infatti, il Giappone sentiva il peso della necessità di essere riconosciuto come una nazione dalle potenze europee che il quel periodo stavano colonizzando gran parte dell’Asia. Era necessario aprirsi agli scambi commerciali e uscire da quell’isolamento che per secoli si era autoimposto. Il desiderio di non essere colonizzati, diede il via ad un processo di modernizzazione unico nel suo genere, prima di tutto per il fattore tempo perché avvenne ad una velocità impressionante se consideriamo i secoli che ci mise l’Europa per passare dall’epoca feudale a quella moderna. 

Anche se il cambiamento venne accolto con entusiasmo da tutti, anche dal popolo, questo fu solo all’inizio. La velocità infatti con cui questi massicci e radicali cambiamenti dovettero avvenire, resero il processo complesso e doloroso. Si trattava di abbandonare usi e tradizioni radicate, di cambiare un sistema di valori che era quello su cui poggiava l’intera società giapponese. La difficoltà ad abituarsi e a metabolizzare tutto ciò si trasformò ben presto in un lacerante senso di perdita.

Natsume Sōseki subì e al tempo stesso divenne parte attiva di questa metamorfosi. Nel 1893 si laureò in letteratura inglese presso l’università imperiale di Tokio dedicandosi  poi all’ insegnamento in una scuola secondaria. Nel 1900 fu selezionato dal ministero dell’istruzione per andare a fare uno studio intensivo in Inghilterra. Lui lo definì il periodo più infelice della sua vita.

Imparando a conoscere la società inglese, non riusciva a rendersi conto di come una cultura che aveva prodotto straordinarie opere di letteratura potesse essere così vile e superficiale. La sua incapacità di integrarsi, di capire gli occidentali, lo portò all’isolamento sociale. Non ebbe successo nemmeno nel capire fino in fondo cosa fosse la letteratura così come la intendevano gli europei e allora si lanciò in un ambizioso studio della psicologia e della sociologia che lo portarono a concepire uno stile di romanzo diverso sia dalla tradizione giapponese che da quella europea.

Kokoro” ovvero “Il senso delle cose”, vuole indagare il senso profondo della vita in un momento cruciale come quello della trasformazione, della transizione violenta e repentina dal vecchio al nuovo Giappone.


Trama

Il romanzo si divide in tre parti. Nelle prime due, il protagonista sembra essere la voce narrante. Nella prima parte ci racconta del suo incontro con il maestro o sensei in una località di vacanza. Fu subito colpito e affascinato da questa figura tanto da fare di tutto per entrarci in contatto e farci amicizia. 

Non fu una un'impresa semplice dal momento che il maestro teneva tutti a debita distanza ma non perché disprezzasse il prossimo, piuttosto perché disprezzava se stesso. Il sensei era un intellettuale solitario, distaccato, di poche parole e ciononostante suscitava una curiosità prossima all’ossessione nel nostro narratore che pian piano riuscì ad entrare nella sua vita, nella sua casa. Apprese le sue abitudini. Conobbe la moglie. E così, venne a sapere che la patologica malinconia da cui era afflitto, dipendeva da qualcosa avvenuta nel suo passato che non ha mai raccontato a nessuno e della quale non è mai riuscito a perdonarsi.

Nella seconda parte la voce narrante torna a casa dopo avere ottenuto la laurea e vi si trattiene a causa della malattia del padre da cui è afflitto da molti anni ma che subisce una forte accelerata mentre lui si trova lì. Qui inizia a raccontare della sua famiglia e del rapporto che ha con i genitori nonché dei contrasti dovuti al fatto di condurre due stili di vita completamente differenti. Appartiene infatti a una famiglia contadina che abita in campagna, e grazie al fatto di essere in qualche modo benestanti, come si usava all’epoca, si spostò dalla campagna per andare a studiare nella grande città di Tokio.

Nella terza parte troviamo invece una lunga lettera testamento nella quale il sensei decide finalmente di affrontare i fantasmi del suo passato raccontando tutta la sua vita al giovane amico affinché lui possa capire e possa trovare risposta alle sue domande e ancora di più perché il suo trascorso possa essere per lui di insegnamento.


Impressioni personali

Questo libro va letto guardando oltre la superficie, scavando in profondità per arrivare all’essenza o meglio al “cuore delle cose”. Molto di ciò che viene raccontato può essere interpretato in chiave metaforica. Partiamo ad esempio da una delle prime cose che colpiscono addentrandosi nel romanzo, e cioè il fatto che nessuno dei personaggi abbia un nome. È come se ognuno di loro fosse sprovvisto una propria identità e ciò rappresenta in pieno il sentire comune dei giapponesi dell’epoca Meiji. Abbandonare le proprie tradizioni a favore della modernizzazione era forse come perdere la propria identità. 

Molto emblematica è la figura del sensei che alla fine risulta essere il vero protagonista del romanzo. Possiamo dire che in questo caso, Sōseki crea un personaggio autobiografico che ripercorre molte vicende della sua vita. È lui che porta su di sé il peso del cambiamento. Si isola da un mondo nuovo nel quale non si riconosce per ritrovare sé stesso. Soffre e si punisce continuamente, convinto di non meritare nulla perché si è fatto dominare da sentimenti come la pura e l’invidia tradendo i valori nei quali credeva di più.

 

“La solitudine è il prezzo che noi dobbiamo pagare per essere nati in questa epoca moderna, così piena di libertà, indipendenza, ed egoistica affermazione individuale”.

 

L’incontro e lo scambio con il giovane studente non è casuale ma rappresenta l’incontro tra un’epoca che sta per chiudersi ed una che sta nascendo con in mezzo tutte le contraddizioni, il senso di smarrimento, la paura, le incomprensioni che ritroviamo anche nel racconto del narratore circa il suo rapporto con la famiglia in cui emerge il contrasto tra la sua vita in città e la formazione da uomo moderno con il tradizionalismo ancora fortemente radicato nella mentalità dei suoi genitori.  

Il Romanzo si colloca temporalmente nel 1912, anno della morte dell’imperatore Meiji, notizia che il narratore apprende proprio mentre era a casa ad occuparsi del padre malato. A questo evento luttuoso ne segue un altro ben più significativo. Durante i funerali solenni dell’imperatore, il suo fidato generale Nogi commette suicidio di fedeltà il cosiddetto Junshi seguendo il suo signore nella morte. Con quel suicidio, il tempo tormentato del passaggio dalla tradizione degli usi e costumi tipicamente giapponesi, di cui il junshi è appunto espressione, lascia il passo alla modernità ed è proprio questa perdita unitamente al profondo senso di solitudine, di smarrimento, il sentirsi inadeguato ad affrontare il futuro portandosi dietro le ferite del passato che porta il maestro all’estremo atto.

Questo romanzo potremmo definirlo come il racconto magistrale di una fine perché di fine in esso si parla e di perdita e di morte come in un epitaffio che reca le seguenti parole:


“Ora, aperto il mio cuore con le mie stesse mani, voglio che il mio sangue bagni il tuo viso. E sarò soddisfatto se, quando il mio cuore avrà finito di battere, una vita nuova avrà trovato posto dentro di te”.


Considero "Il cuore delle cose" un classico da leggere assolutamente.

Buona lettura!


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