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Arthur Rimbaud - Il giro del mondo in 80 poesie - Francia

Il giro del mondo in 80 poesie   #36 : Francia Sensazione Nelle azzurre sere d’estate, andrò per i sentieri, punzecchiato dal grano, a pestar l’erba tenera: trasognato sentirò la sua frescura sotto i piedi e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo. Io non parlerò, non penserò più a nulla: ma l’amore infinito mi salirà nell’anima, e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro, nella Natura, – lieto come con una donna. ∞ Arthur Rimbaud

Recensione "I giorni del ritorno" di Louisa Young

“I giorni del ritorno “ di louisa young


        

                                  

















  • Titolo: I giorni del ritorno
  • Autore: Louisa Young
  • Pubblicazione: Marzo 2017
  • Genere: Narrativa
  • Casa Editrice: Garzanti
  • Dettagli: 288 pagine


Qualche tempo fa, mio padre portò a casa un cimelio di  famiglia recuperato dalla casa di mio nonno. Si trattava  di una medaglia al valore militare assegnata al mio  bisnonno, dall'ordine di Vittorio Veneto, per avere combattuto nella guerra del 1915-1918.
Gli eventi delle due grandi guerre sono, per fortuna, così lontani dal nostro vivere quotidiano che quasi viene difficile persino averne un'idea concreta.



croce vittorio veneto
croce vittorio veneto





















Al di là di quello che si impara sui libri di storia, è difficile avere una testimonianza diretta di quello che effettivamente succedeva agli uomini e alle donne in quegli anni, che fossero in trincea o in costante attesa che qualcuno da lì, vi facesse ritorno. Quando mi sono ritrovata tra le mani quell'oggetto ho provato un senso di frustrazione, di tristezza. Ho cercato di immaginare a cosa pensassero, a quali fossero le loro preoccupazioni, le loro speranze, a come si muovessero in quell'inferno di morte e devastazione, a cosa provassero, a che tipo di bagaglio emozionale si portassero dietro quelli che riuscirono a ritornare vivi. Mi sono chiesta se, nel prosieguo della loro vita, riuscirono a lasciarsi alle spalle la guerra o se lo spettro di quello che avevano vissuto non li avesse mai abbandonati.
Quando per caso, mi sono imbattuta in questo libro, più mi inoltravo nella storia, più avevo la sensazione di trovare in essa un qualche tentativo di risposta alle mie domande. Casualità del tutto singolare...eh si, perché è proprio di questo che racconta il romanzo, di come si supera o non si supera una guerra. 


trama


Il romanzo inizia con un matrimonio. E' il mese di marzo del 1919. A Londra la guerra è finita. Gli uomini e le donne, civili o ex militari, cercano di riappropriarsi delle proprie vite.
E' proprio per questo che Riley, capitano dell'esercito in congedo e Nadine, ex infermiera al fronte, decidono di cogliere l'attimo e sposarsi senza neanche comunicarlo alle proprie famiglie.
Nonostante la guerra sia finita, Riley ne porta i segni evidenti sul suo corpo. Rimasto sfigurato al volto, la chirurgia ricostruttiva del tempo non ha potuto restituirgli l'aspetto gradevole di prima e quindi sia durante che dopo la convalescenza ha dovuto ingaggiare una lotta su due fronti: con se stesso per accettarsi e con il resto del mondo per superare il pregiudizio.


"E la mia faccia ricorda a chiunque in ogni momento ciò che ho dato per loro, e che ora loro vogliono dimenticare. Come tutti quanti...” 


Le implicazioni della disabilità di Riley si mostrano in tutta la loro prorompente crudeltà fin dalle prime ore successive al matrimonio, quando entrambi si scoprono a disagio nell'affrontare l'intimità del rapporto di coppia per diversi motivi.
Il confronto con le proprie famiglie poi, che appartenevano a differenti ceti sociali, li mise di fronte ad interrogativi ancora più grandi sul tipo di vita che avrebbero potuto condurre e su come la società del tempo li avrebbe messi nella condizione di ricostruirsi una vita dignitosa.
Riley e Nadine non sono gli unici protagonisti di questa storia. 
Julia e Peter sono una coppia sposata, hanno un bambino di tre anni, Tom, che fin da  piccolissimo è stato affidato alla nonna e che quindi conosce appena i genitori.
Il rapporto tra Julia e Peter non è facile ed in tutti gli anni in cui sono stati sposati, per tenerlo legato a sé, lei ha sempre puntato tutto sulla sua bellezza. La guerra ha messo a dura prova questo legame e lei, in un eccesso di follia e vanità, ha tentato un gesto estremo: sottoporre il suo viso ad un trattamento chimico nella convinzione che, diventando più bella, avrebbe reso felice suo marito ma qualcosa andò storto ed il suo volto ne uscì deturpato, perdendo qualsiasi tipo di espressione. 
Julia era ossessionata dal marito, dall'idea  di essere perfetta per lui ma quando lui fece ritorno dalla guerra, in realtà l'unica cosa che seppe darle fu la sua indifferenza. Evitava di guardarla, le rispondeva a monosillabi ma lei non si scomponeva e ci provava di continuo. Il suo atteggiamento quasi servile lo aveva imparato crescendo, quando capì che più faceva la carina con gli altri e più gli altri erano gentili con lei. 
Peter, in guerra, era il superiore di Riley ed era afflitto da un grande senso di colpa. Sentiva di aver fallito sia al fronte, dove non era riuscito a proteggere i suoi soldati, sia a casa, dove non era riuscito a proteggere Julia dalla sua inutile e dannosa ossessione, considerando anche lei una vittima di quella guerra.
Guerra che aveva devastato Peter dal punto di vista psicologico. Il fatto di essere a capo di una squadra di soldati di cui lui era l'unico sopravvissuto lo faceva sentire perso. Per soffocare i suoi dispiaceri si rifugiava nell'alcool, Cercò comunque di riprendere in mano la sua vita andando a lavorare nell'azienda di famiglia ma dopo averci provato, in qualche modo, fu gentilmente allontanato dallo zio. 
Un tempo amava il suo cane e sua moglie adesso erano per lui solo fonte di disagio. Quando si avvicinava al corpo di Julia non poteva fare altro che ricordare i corpi dei suoi compagni morenti abbarbicati a lui.  
L'ultimo personaggio degno di rilievo è Rose, la cugina di Peter, che la guerra ha reso un'infermiera professionale.
Rose, abita nella stessa casa in cui prima del matrimonio abitavano Riley e Nadine e dove continuano ad abitare Peter e Julia. Vi si trasferì per badare al suo paziente Riley, dopo essere stato dimesso dall'ospedale e dopo che lui e Nadine si sposarono, vi rimase per prendersi cura di Julia e Peter, entrambi sopraffatti da un estenuante stato depressivo e del piccolo Tom, abbandonato a se stesso in quella condizione. Quando Peter iniziò a considerare 
 morbose le attenzioni di Rose, rivolgendole parole infelici, allora lei pensò all'opportunità di liberarsi da quella gabbia e andare per la sua strada.

Ne ebbe l'occasione quando ricevette una lettera dalla croce rossa, con cui le offrivano una borsa di studio per diventare un dottore qualora ne avesse avuto l'aspirazione. Nonostante si sentiva responsabile per quelle persone che non sapevano più badare a loro stesse e per quel bambino ed estremamente dispiaciuta per l'uomo che il suo gentilissimo e amorevole cugino era diventato, aveva deciso che quello che voleva, era vivere finalmente la sua vita.


IMPressioni personali


Che dire di questo romanzo? Ti entra piano piano nella pelle. Ti cattura fin dalle prime pagine e non ti lascia più. Impari a conoscere i personaggi, a comprenderli. Sviluppi una certa empatia con ognuno di loro. Difficile non sentirsi coinvolti dalle loro vicende. 
E' commovente, è drammatico, a tratti disarmante, è potente, te lo porti dietro per un po', anche dopo averlo finito di leggere. 
Ho particolarmente amato il personaggio di Riley. Come si fa a non amare quel personaggio? La sua forza, la sua determinazione, il suo coraggio, è un portatore sano di speranza. Nonostante la guerra lo avesse oltraggiato nel corpo e ferito nello spirito, ha lottato strenuamente per riappropriarsi del suo futuro perché, nonostante tutto, "la vita continua". 
L'altra faccia della medaglia è Peter. Lui ti fa sentire il cuore pesante fino all'ultima pagina del romanzo, con il suo tormento, la sua disperazione, la sua lucida follia, quel sentirsi in colpa anche solo per essere vivo e poi Julia. Povera Julia! Lei che non ha nemmeno visto da vicino la guerra ne è stata ugualmente vittima e Nadine che con la sua gentilezza, il suo amore ha costruito un porto sicuro per sé, per Rilay  e per tutte le persone che è riuscita a proteggere con la sua generosità.
C'è una frase ad un certo punto del romanzo che esprime in pieno il senso di questa storia:
                                    
 "Solo che la guerra non è un inferno, vero? È peggio. Perché l’inferno è solo per i peccatori, invece la guerra prende tutti, anche se sono innocenti. E poi alcuni di noi ne escono in modo peggiore di altri." 


Buona lettura!


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